Radicali

  • Radicale classica
  • Radicale modificata
  • Radicale conservativa
  • Radicale con obliterazione e chiusura del condotto uditivo esterno

Anestesia

  • locale: possibile
  • generale: sotto i 16 anni
Le radicali erano l’unico intervento a disposizione degli otologi del passato per il trattamento dell’otite cronica con o senza colesteatoma prima della scoperta degli antibiotici e dello sviluppo della chirurgia microscopica. Venivano eseguite utilizzando particolari scalpelli, martello e curettes ma erano accompagnate da numerose e gravi complicazioni per la difficoltà a visualizzare le piccole strutture contenute nell’orecchio. Oggi si avvalgono delle medesime tecniche di microchirurgia della timpanoplastica e sono utilizzate solo in casi particolari di malattie molto gravi o quando non sia possibile alcun recupero uditivo. In ogni caso l’indicazione ad una radicale verrà discussa di volta in volta con il paziente.
L’intervento è molto simile a quello di timpanoplastica con tecnica aperta, non si procede però alla ricostruzione della membrana timpanica e della catena degli ossicini (radicale classica). Per rendere la cavità sana ed asciutta è meglio bloccare la comunicazione dell’orecchio con il naso attraverso la tuba di Eustachio (radicali modificate) e deve essere sempre eseguita una plastica dell’apertura del meato acustico esterno (concomeatoplastica).
Le cavità di radicale richiedono periodici controlli specialistici perché devono essere medicate almeno 1 volta l’anno e limitano alcune attività del paziente (la pratica di sport acquatici) che deve comunque fare attenzione a non lasciare entrare acqua nell’orecchio operato. Se il paziente desidera non avere limitazioni alle proprie attività, non esiste alcuna possibilità di recupero dell’udito e si ha la certezza che il colesteatoma sia stato asportato completamente, è possibile occludere l’orecchio con grasso addominale sigillare la tuba di Eustachio e suturare con una chiusura stagna il condotto uditivo esterno (radicale obliterativa).