Chirurgia delle vie lacrimali – Dacriocistorinostomia

Cosa comporta la stenosi delle vie lacrimali

La stenosi delle vie lacrimali può avvenire nei canalicoli lacrimali, che si trovano in prossimità dell’angolo palpebrale nasale; oppure a livello del dotto nasolacrimale, che si trova tra il sacco lacrimale (struttura a forma di sacco dove si raccolgono le lacrime prima di essere espulse nella cavità nasale) ed il naso. Essa comporta la presenza di un velo di lacrime più abbondante del normale nell’occhio interessato che riduce la capacità visiva, lacrimazione persistente ed incontrollata (epifora) che può portare ad irritazione della cute delle palpebre, congiuntiviti recidivanti associate a infezioni del sacco lacrimale.

Come si diagnostica la malattia

Storia clinica: persistenza nel tempo di lacrimazione, frequenti congiuntiviti
Esame obiettivo oculistico: impossibilità a far defluire il liquido di lavaggio delle vie lacrimali dall’occhio al naso
TC del massiccio facciale: viene richiesta quando si abbia il sospetto di concomitante patologia nasale (deviazione del setto, concha bullosa, sinecchie, sinusite)
Visita otorinolaringologica: valuta la necessità di associare la correzione della patologia nasale alla dacriocistorinostomia

Opzioni terapeutiche

Intervento chirurgico: è la sola soluzione al problema. L’intervento può essere effettuato per via esterna con un’incisione cutanea presso la radice del naso ed è indicato nel caso di ostruzione dei canalicoli lacrimali; oppure per via endonasale con tecnica endoscopica e senza incisioni cutanee esterne. Questa tecnica trova indicazione nel caso di ostruzioni del dotto nasolacrimale
Astensione terapeutica: in questo caso i disturbi persistono nel tempo con una tendenza al peggioramento in particolare delle complicanze infettive congiuntivali

Perchè fare l'intervento

L’intervento si propone la risoluzione dei disturbi connessi all’ostuzione delle vie lacrimali, con una percentuale di successo pari all’80%. Non richiede incisioni cutanee e consente una rapida ripresa delle normali attività. In caso di recidiva è possibile intervenire nuovamente per via endoscopica, generalmente in anestesia locale, con una risoluzione definitiva del problema nel 95% dei casi.

Tecnica chirurgica

L’intervento viene effettuato in anestesia generale per via endonasale endoscopica. Con l’aiuto di fibre ottiche e tecniche di microchirurgia, si procede alla fresatura della parete ossea che separa il sacco lacrimale dal naso e si crea una nuova ed ampia connessione tra le due strutture tale da consentire il normale deflusso delle lacrime dall’occhio al naso. Si posiziona poi una sonda in silicone che viene lasciata per 3-6 mesi.

Decorso post operatorio

Il decorso post-operatorio non è di norma doloroso mentre si dovrà accettare il fastidio del tamponamento nasale, effettuato solo in situazioni di evidente tendenza al sanguinamento. Possono, raramente, essere presenti ematomi palpebrali e della radice del naso che si riassorbiranno in 10-12 giorni. La copertura antibiotica previene l’instaurarsi di infezioni, in alcuni casi potrebbe essere necessario cambiare l’antibiotico prescritto alla dimissione.

Nei giorni successivi il paziente eseguirà al proprio domicilio lavaggi nasali con soluzioni saline (più volte al giorno) ed applicazioni di pomate nasali. Dovranno essere effettuate visite di controllo ambulatoriali con cadenza settimanale, fino alla completa rimozione delle croste endonasali. Di solito attività lavorative leggere o di ufficio possono essere riprese nel giro di 4-5 giorni dopo l’intervento mentre, soprattutto se il paziente è esposto a fumi, vapori, polvere, dovranno passare almeno 10 giorni prima di ritornare al lavoro. È necessario ricordare che la sonda lacrimale rimane in sede per alcuni mesi e che manovre energiche eseguite a livello dell’angolo interno dell’occhio ne possono produrre una fuoriuscita parziale. Ciò non compromette l’esito dell’intervento ma sarà necessario riposizionare la sonda all’interno del naso.

Possibili complicanze e sequele

Anche se è impossibile enumerare tutte le complicanze che possono seguire ad un qualsiasi intervento chirurgico, quelle riportate successivamente sono le più comuni:

  • Emorragia postoperatoria: è infrequente e può verificarsi nei primi 7 – 8 giorni; si risolve con tamponamento nasale.
  • Edema, ematoma o enfisema (presenza di aria) orbitario e/o periorbitario: dipende da una microfrattura o da assenza della parete interna ed anteriore dell’orbita e si risolve di solito nel giro di qualche giorno.
  • Sinechie settoturbinali : essendo gli spazi chirurgici estremamente ridotti, vi è la possibilità che si formino cicatrici fra il setto e le pareti laterali del naso, con ostacolo al passaggio dell’aria; se questo avviene è possibile eliminarle con un piccolo intervento in anestesia locale seguito da un nuovo tamponamento.
  • Rinite crostosa: dopo l’intervento si possono formare più facilmente croste all’interno del naso; in questo caso il fastidio può essere alleviato con lavaggi nasali salini e l’utilizzo di creme adatte.