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COSA SAPPIAMO OGGI DEL COVID-19 ?

Scritto da OtoRinoLaringoiatri Associati – Dott. F. Mancini, Dott.ssa M. Sacchi

Il coronavirus (SARS-CoV-2) responsabile del COVID-19, come gli altri virus di questo gruppo, può dare malattie respiratorie, gastrointestinali e neurologiche. Grazie a numerose variazioni genetiche, ha potuto compiere il salto dai pipistrelli al pangolino (un mammifero in via di estinzione che viene utilizzato per scopi alimentari in Cina) fino all’uomo.

LA TRASMISSIONE

La trasmissione del virus avviene principalmente attraverso le goccioline (droplets) emesse dal naso ed in misura minore dalla bocca durante la  respirazione, la tosse e lo starnuto. Minore e dubbia importanza ha la trasmissione attraverso le superfici e l’aria contaminata (aerosol).

Il contatto senza protezioni per 15 minuti a distanza inferiore a 2 metri con un individuo positivo al virus asintomatico causa contagio, in caso di sintomi (la tosse ad esempio) il contagio avviene in tempi più brevi.

È pertanto fondamentale per la prevenzione indossare correttamente mascherine sia sul naso che sulla  bocca e mantenere una distanza di sicurezza.

I TEMPI DELLA  TRASMISSIONE

La quantità di virus (carica virale) nelle vie respiratorie superiori (naso e faringe) raggiunge il picco alla comparsa dei sintomi, che avviene in media dopo 5 giorni dal contagio (2-7 giorni), ma il virus viene trasmesso già 2 o 3 giorni prima, sia nelle persone asintomatiche che pre-sintomatiche. Si è valutato che il 48%-62% dei contagi ha luogo in questo periodo ed è pertanto è la causa principale di diffusione del virus. Il picco di contagiosità è, comunque, nella prima settimana di infezione.

Benché il tampone molecolare possa risultare positivo fino a 6 settimane dall’infezione, la contagiosità si annulla dopo 8 giorni dalla comparsa dei sintomi poiché il virus non si trova più in forma attiva a livello di naso e bocca negli asintomatici e paucisintomatici.

COME SI DIFFONDE NELL’ORGANISMO IL VIRUS E I SUOI SINTOMI

Il virus, una volta entrato nel naso, si lega a recettori specifici (ACE-2) presenti nelle cellule di alcune regioni del naso e, trasportato dal muco, a quelli delle cellule bronchiali e alveolari iniziando a moltiplicarsi.

In molti pazienti (81%) i sintomi si esauriscono in poche ore: poche linee di febbre (70-90%), tosse secca(60-86%), respiro corto (53-80%), stanchezza (38%), dolori muscolari (15-44%), nausea e vomito (15-39%), mal di testa (25%), e raffreddore (7%). Nel 3% dei pazienti l’unico sintomo è la perdita di olfatto e gusto della durata di pochi giorni.

Nei pazienti che richiedono ricovero ospedaliero questo avviene in media dopo 7 giorni nei quali i sintomi sopra elencato non migliorano ma tendono a peggiorare. In questi pazienti la replicazione virale accelera a livello polmonare e si manifestano alterazioni delle difese immunitarie: si riducono i linfociti T (linfopenia) e si attiva massivamente la risposta immunitaria umorale e cellulo-mediata determinando danni alla parete dei vasi da aumento incontrollato dei fattori dell’infiammazione con la comparsa di polmonite interstiziale (14%).

Nelle forme gravi e mortali (5%) si manifestano anche alterazione della coagulazione con formazione di trombi all’interno vasi e, anche per la presenza del virus nella circolazione, danni disseminati a cuore, cervello, polmone, fegato, rene.

CHI È PIÙ A RISCHIO

L’80% dei ricoveri è di pazienti con 50 o più anni e per il 60% sono uomini.

Solo il 25% dei pazienti contagiati ha altre patologie, ma il 60-90% dei pazienti che richiedono ricovero hanno altre patologie come l’ipertensione, il diabete, malattie cardiache.

Fino a 18 anni l’indice di contagio è 2-5% e di questi meno del 7% richiede ricovero ospedaliero per sintomi  gravi.

LA PRIMA DIAGNOSI

Il tampone nasofaringeo è lo strumento principe per la prima diagnosi, benché l’attendibilità vari dal 33% dopo 4 giorni dal contagio, al 62% nel giorno di  comparsa dei sintomi, all’80% dopo 3 giorni di sintomatologia.

L’attendibilità dipende pertanto dai tempi intercorsi  fra contagio ed esecuzione del tampone, ma è sempre più evidente l’importanza della tecnica di esecuzione del tempone stesso.

test sierologici sembrano più adatti a studiare le eventuali risposte anticorpali dopo il vaccino o per studi epidemiologici.

COSA NON SAPPIAMO

Oggi non sappiamo il valore protettivo degli anticorpi circolanti poiché non tutti sono neutralizzanti del virus.

Non sappiamo se vi siano e quanto frequenti siano le reinfezioni.

Non sappiamo se gli anticorpi circolanti cambino la possibilità di una seconda infezione e quanto a lungo una eventuale copertura possa durare.

Non sappiamo perché i giovani fino a 18 anni sviluppino molto raramente patologia grave.

PROGNOSI

Fra i pazienti ricoverati per COVID-19, la mortalità generale è 15-20%.

Scende a 5% nei pazienti con meno di 40 anni, sale al 35% per quelli fra 70 e 79 anni, supera l’80% nei pazienti sopra gli 80 anni.

Tuttavia, i pazienti che sopravvivono a forme gravi di malattia è probabile che abbiano ripercussioni a lungo termine sulla salute: aumento di mortalità per i 2 anni successivi alla malattia, patologia cardiaca o polmonare o renale cronica, difetti cognitivi, predisposizione a sviluppare infezioni ricorrenti.

TRATTO DA:

Pathophysiology, Transmission, Diagnosis, and Treatment of Coronavirus Disease 2019 (COVID-19)A Review 
Joost Wiersinga, MD, PhD;  Andrew Rhodes, MD, PhD; Allen C. Cheng, MD, PhD; et al.
JAMA. 2020;324(8):782-793. doi:10.1001/jama.2020.12839